Consumo di caffè e mortalità cardiovascolare

E’ stato recentemente pubblicato su Journal of Nutrition uno dei report dello studio Moli-sani; in questo studio di indaga l’associazione statistica tra consumo di caffè e mortalità totale e cardiovascolare. Partito nel marzo 2005, il Progetto Moli-sani ha coinvolto circa 25.000 cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari, dei tumori e delle patologie neurodegenerative.

Sono stati analizzati i dati di 20.487 uomini e donne (con un range di età tra 35 e 94 anni all’inizio dello studio), esenti da malattie cardiovascolari (CVD) e cancro e seguiti per una mediana di 8,3 anni. I dati dietetici sono stati raccolti attraverso un questionario di frequenza e l’assunzione di caffè è stata standardizzata in una tazza di caffè espresso italiano da 30 ml.

Rispetto al consumo di caffè assente / raro (fino a 1 tazza / giorno), il rapporto di rischio (hazard ratio, HR) per mortalità per tutte le cause nelle categorie di consumo di caffè da 1 a 2 tazzine al giorno era di 0,79, da 2 a 3 tazzine era di 0,84, da 3 a 4 tazzine era di 0,72 e per più di 4 tazzine era di 0,85. Come si vede, i consumatori di 3-4 tazzine al giorno di caffè sono quelli che mostrano un rischio più basso di mortalità per ogni causa, e questo si osserva anche per la mortalità cardiovascolare.

Abbiamo già parlato su nutrizionistica.it di un altro studio che indagava il rapporto tra consumo di caffè ed indici infiammatori: questo ulteriore report consolida l’idea che le sostanze antiossidanti presenti nel caffè possano giocare un ruolo nella riduzione del rischio cardiovascolare. Bisogna tuttavia ricordare che il consumo di caffè deve restare comunque moderato, intanto perché le associazioni qui trovate sono le cosiddette associazioni ad U, cioè positive per un consumo medio ma negative per consumi troppo bassi e troppo alti; inoltre parlando di caffè non bisogna dimenticare il ruolo dello zucchero, utilizzato spesso per dolcificare il caffè. E’ chiaro che 3 tazzine al giorno potrebbero giocare un ruolo protettivo solo se consumate senza zucchero né dolcificanti di altra natura: anche solo un cucchiaino di zucchero, infatti, moltiplicato per 3 tazzine sviluppa un consumo medio giornaliero di zuccheri semplici che non solo azzera i potenziali effetti benefici del caffè ma aggiunge probabilmente un fattore di rischio per tutti quei dismetabolismi, disturbi e patologie sostenute dall’eccesso di zuccheri semplici.

Bibliografia

Progetto Moli-sani

Ruggiero E. et al. Daily Coffee Drinking Is Associated with Lower Risks of Cardiovascular and Total Mortality in a General Italian Population: Results from the Moli-sani Study. JN: https://doi.org/10.1093/jn/nxaa365