Vitamina D e gravidanza

La vitamina D, un tempo ritenuto il “fattore antirachitico” per il suo riconosciuto ruolo nel metabolismo del tessuto osseo viene oggi ritenuto un ormone con effetti pleiotropici: il suo recettore, presente su numerosi tessuti, consente al calcitriolo di esercitare effetti immunomodulanti, antiproliferativi ed antiangiogenetici. Di fatto la carenza di vitamina D, epidemiologicamente rilevante specie nei paesi industrializzati, è stata associata ad una pletora di disturbi iperproliferativi, dal cancro alle malattie autoimmuni, al diabete oltre che, naturalmente a disturbi osteomuscolari. Recenti trials stanno misurando anche gli effetti della supplementazione con calcio e vitamina D sul peso corporeo, con associazioni statisticamente significative tra integrazione e calo di peso in soggetti sovrappeso ed obesi.

Alcuni ricercatori hanno anche ipotizzato un ruolo della carenza di vitamina D sull’outcome gravidico. Per rispondere a questa domanda ricercatori dell’università di Sydney (Australia) hanno effettuato uno studio caso-controllo per stabilire l’associazione tra livelli di vitamina D nel primo trimestre di gravidanza ed outcome gravidico. Nel corso delle settimane gestazionali tra la 10a e la 14a i ricercatori hanno misurato i livelli di vitamina D in 5109 gravidanze singole, analizzando poi i dati sulla base dei seguenti outcome gravidici: ritardo di crescita fetale, parto pretermine, preeclampsia, diabete gestazionale, aborto spontaneo, bambino nato morto. La concentrazione media della 25 idrossivitamina D totale nella casistica è risultata 56,4 nmol/L con variazioni significative legate al fumo, al peso, alla stagione, all’area geografica di nascita ed allo status socioeconomico (associazioni già riscontrate in numerose altre casistiche di soggetti di entrambi i sessi e di varie età); non sono state invece osservate associazioni statisticamente significative con nessuno dei parametri di outcome gravidico sopra elencati. Allo stesso modo l’inserimento dei livelli di vitamina D circolante nella cartella clinica della paziente non ha modificato la previsione di rischio relativo ad outcome avversi.
Sulla base dei dati esibiti in questo studio è quindi possibile concludere che i livelli sierici di vitamina D nel primo trimestre di gravidanza non sono associati ad outcome avversi e non modificano la predizione di complicazioni gravidiche già stimate su base clinica.

 

Bibliografia:
Francisco J Schneuer F.J. et al. Effects of maternal serum 25-hydroxyvitamin D concentrations in the first trimester on subsequent pregnancy outcomes in an Australian population. Am. J. Clin. Nutr. 2014;99:287-295

 

Nel precedente articolo abbiamo preso in considerazione gli effetti della vitamina D sull’outcome gravidico prendendo in considerazione uno studio retrospettivo australiano su 5109 gravidanze. E’ stato osservato che i livelli di vitamina D in gravidanza non si associano ad una diminuzione del rischio di complicanze gravidiche. Riportiamo ora l’esito di uno studio randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo finalizzato ad indagare gli effetti della supplementazione di vitamina D in donne gravide con diabete gestazionale (GDM).
Due gruppi di donne con GDM sono stati randomizzati; al primo gruppo (27 gravide) è stata somministrata una supplementazione di 50.000 unità di vitamina in due distinti boli (allo startup e dopo 21 giorni) ed al secondo gruppo (27 gravide) altrettante dosi di placebo agli stessi tempi. Il gruppo che aveva assunto vitamina D mostrava una diminuzione statisticamente significativa della glicemia a digiuno (-17,1 +/- 14,8 mg/dl contro -0,9+/-16,6 mg/dl, P<0,001), dell’insulinemia (-3,8+/-1,41 mcU/ml contro +1,34+/-1,79 mcU/ml, P=0,003), e dell’indice HOMA di insulino resistenza (-1,28+/-1,41 contro +0,34+/-1,79 P<0,001). Il gruppo di intervento ha inoltre mostrato una riduzione significativa della concentrazione di colesterolo totale e colesterolo LDL.
I risultati di questo studio e del precedente, se confermati su casistiche più ampie di donne, suggeriscono che i livelli di vitamina D in gravidanza non impattano sull’aumento del rischio di complicanze ma la supplementazione di vitamina D può risultare un efficace strategia di supporto alla terapia nutrizionale nelle donne che hanno già ricevuto una diagnosi di GDM.

 

Bibliografia:
Asemi Z. et al. Effects of vitamin D supplementation on glucose metabolism, lipid concentrations, inflammation, and oxidative stress in gestational diabetes: a double-blind randomized controlled clinical trial. Am. J. Clin. Nutr. 2013;98:1425-1432